un'opera di Francesco Boschetti - Aletti Editore




La copertina del libro è stata realizzata da Emanuele Iacomini.

La Storia

Andrea, il giovane protagonista di questo romanzo, decide di abbandonare il suo deprimente impiego e di isolarsi da tutti gli altri legami degenerati ed opprimenti.
La sua meta è poter “vagare in uno spazio tutto proprio, dove non vi sono obblighi e riferimenti, dove si esiste e nessuno lo sa...”
Sul treno che ogni sera prende per tornare a casa, Andrea conosce Margherita e grazie a lei scopre la vera essenza dell’amore.
Il consueto vagone diviene per il ragazzo proprio lo spazio “ideale” che cercava, un luogo di vita parallelo dove tenersi al riparo dai mali del mondo. Il viaggio del protagonista si dirama dunque in due parti; ovvero un reale avverso, tortuoso, ed un immaginario invece appagante, intriso di sentimento: due dimensioni che si riveleranno difficilmente separabili.

L' Autore

Francesco Boschetti

Francesco Boschetti nasce il 21 ottobre del 1977.
Laureato in giurisprudenza, si applica anche nel campo artistico realizzando sceneggiature e colonne sonore di cortometraggi auto-prodotti.
Nel novembre 2004, dopo aver preso parte come assistente alla regia in un film per il cinema, realizza la sua opera prima (“Il silenzio”, durata 44 min.), che proietta in diversi locali della capitale.
Nel 2006 si dedica con maggiore intensità alla scrittura creativa e compone il breve racconto “Il risveglio”, con cui partecipa al concorso “Parole in corsa IV”, ottenendo la pubblicazione all’interno della raccolta edita da Full Color Sound.
Nella sua produzione si contano altri racconti rimasti inediti, tra i quali “Il profumo di garofani”, “Il collo di Angelica” e “L’amica di sempre”.
Nel dicembre del 2007 pubblica il suo primo romanzo con Aletti Editore, dal titolo “Il posto libero”, che intorno alla metà di gennaio 2008 verrà ufficialmente presentato presso la libreria “Gremese” di Via Cola di Rienzo, in Roma.

Il Risveglio (breve racconto)

La luce del mattino, insinuandosi tra le tapparelle, avvolgeva il profilo di Giulia con una linea morbida e delicata. Era stupendo per Daniel vederla dormire lì, nel proprio letto, dopo l’infinità di giorni, mesi, anni, passati a rincorrerla.
L’idea di bellezza che lui teneva in mente era tutta nel sorriso di quella ragazza, appena accennato, sopravvissuto alla notte.
Daniel non aveva chiuso occhio ma l’ebbrezza del suo spirito vinceva qualsiasi cenno di sonnolenza. Fotografando la stanza dal suo letto d’amore tutto gli appariva essenziale, fonte di benessere.
Ogni cosa doveva rimanere immobile al proprio posto; ai dettagli chiedeva di non mettersi in mostra, di restare umili; pregava i rumori di lasciarsi avvilire dal silenzio. Il tempo e lo spazio, fermandosi in quella stanza, avrebbero reso eterna la sua istantanea della felicità.
Il ragazzo stava per liberare i propri sentimenti, ma, nel momento decisivo, preferì tenerli a sé e non disturbare il tenero sonno di Giulia con inutili parole da mortale.
All’improvviso, senza un motivo apparente, un vaso di fiori sistemato sullo scrittoio vibrò su sé stesso e si capovolse.
Una rosa bianca abbandonò il vaso e la composizione per accasciarsi sul pavimento. Quel movimento isolato ed inaspettato graffiò il cuore ingenuo di Daniel, e, dalle fresche ferite, cominciarono a fluire torrenti di crudo realismo. Egli, in pochi istanti, cambiò colorito.
L’immagine della rosa bianca adagiata sulle mattonelle gli contorceva lo stomaco e suscitava in lui un’ansia indefinita.
Tale sensazione presto si rivelò al ragazzo iniettando nel suo animo illuso e sognatore tutto l’orrore della mutevolezza.
Era spaventato all’idea di perdere in un attimo ciò che aveva atteso per una vita.
Il solo rischio di vedere l’amore sgretolarsi e le macerie dei volubili sentimenti umani sotterrare quel viso bianco da angelo lo faceva tremare di sgomento.
Temeva il risveglio di Giulia. Non voleva restituire l’amore che lei gli aveva promesso.
Immaginava il primo sguardo di quella creatura, il suo primo gesto, il tono del suo respiro consapevole. Sapeva che un semplice sussulto o una parola stonata erano capaci di ucciderlo.
Daniel si alzò lentamente dal letto, e, sollevata la rosa dal pavimento, si avvicinò allo scrittoio per riportare l’intruso nella sua posizione originaria insieme ai fiori.
“Che stai facendo?”
La voce assonnata di Giulia tuonò nella stanza come una maledizione. Lui si fermò di scatto, tanto quel suono di voce umana gli era giunto inaspettato.
Non osava voltarsi e rispondere. Respingeva il volto dell’amata per il timore di scoprirlo mutato e rinnegante. Ma pochi istanti dopo quella stessa domanda si fece lama di coltello, trafiggendo il petto di Daniel con sensazioni ancor più dolorose ed angoscianti.
“Stavo sistemando la scrivania...”
Balbettò stavolta il ragazzo.
“... mi ami? Tu mi ami ancora?”
Continuò, fissando il vaso che era tornato immobile e rispettoso.
Nessuna risposta, neanche un cenno dall’altra parte. Così Daniel si voltò lentamente verso il letto. La paura divenne stupore: Giulia dormiva ancora, con lo stesso sorriso disegnato sulle labbra; il suo corpo non si era mosso di un millimetro.
L’evento tanto temuto non si era ancora verificato, se non nell’immaginario del ragazzo.
Ad un tratto il pavimento cominciò a tremare sotto quei piedi bramosi di certezza.
Portapenne, lampade, ninnoli, il caro vaso di fiori, ogni oggetto ballava una danza infernale per poi schiantarsi al suolo con suoni insopportabili.
L’anima sconvolta di Daniel, vinta l’oppressione del corpo, si era sprigionata tra quelle pareti facendole barcollare, mentre Giulia ancora dormiva! Incredibile: quel frastuono non le torceva un capello.
Il ragazzo decise di non perdere tempo; sentiva sulla pelle il fiato della morte. Corse a letto ed avvicinò la sua mano a quella della ragazza per mettere in salvo la loro unione. Da quel momento iniziò a provare un senso di tranquillità perché la sua felicità non poteva più essere scalfita dal domani.
Ma il pavimento, di colpo, non traballava più. Ogni cosa nella stanza aveva smesso di muoversi e di rumoreggiare. In pochi secondi si ristabilì la pace e le labbra di Daniel, senza attendere ancora, mormorarono:
“Ti amo... io ti amo ancora...”
Giulia, scossa dal fragore di quelle parole da innamorato, alzò leggermente il capo e sollevò le palpebre.
“Ti amo anch’io...”
Sospirò poi con dolcezza.
Daniel rimase incantato.
Il suo angelo si era finalmente svegliato.